L'amianto si smaltisce con il siero di latte
Un processo made in Italy rende inerte un rifiuto molto pericoloso. E consente di guadagnare soldi
Amianto e siero di latte, se fatti interagire tra di loro con un’innovativa tecnologia, possono essere eliminati e produrre materie prime commercializzabili senza dare alcun tipo di scarto. Artefice di questo circolo virtuoso, che rende inerte un rifiuto estremamente pericoloso per l’ambiente e la salute, è la Chemical Center, spin-off del dipartimento di chimica dell’Università di Bologna. Il metodo di «trasformazione di manufatti cemento–amianto con siero di latte esausto» che ha messo a punto è composto di due fasi.
DUE FASI - «La prima avviene a temperatura ambiente in un reattore in vetroresina dove vengono poste una tonnellata di eternit (cemento + amianto) e 10 tonnellate di siero di latte: dalla loro reazione si libera CO2 e si producono acqua, ioni calcio e fibre di amianto che si depositano sul fondo», spiega dice Giovanni Viola, amministratore unico di Chemical Center. «Le fibre sono protagoniste della seconda fase che avviene in quattro ore a una temperatura di 150–180 gradi e produce una soluzione di ioni metallici recuperabili per via elettrochimica e fosfati, silicati e batteri morti utilizzabili come fertilizzanti», aggiunge Viola, intervenuto all’Italian Forum on Industrial Biotechnology and Bioeconomy (Ifib) tenutosi di recente a Milano.
UN PROCESSO REDDITIZIO - Ci si sbarazza dell’amianto e si guadagna in più qualcosa. Tolti i costi di ammortamento, energia e manodopera, l’intero processo rende 9 mila euro netti per distruggere una tonnellata di questo silicato idrato di magnesio che per le sue caratteristiche è stato largamente usato nel decenni scorsi nell’edilizia. La legge 257 del 1992 vieta in Italia estrazione, produzione e commercializzazione dell'amianto e obbliga le Regioni a dotarsi di un piano di decontaminazione, data l’enorme mole di dati scientifici che lo reputano causa del mesotelioma maligno della pleura. Una responsabilità che lo ha fatto bandire anche da tutta Europa.
LE VECCHIE SOLUZIONI - Le soluzioni finora percorse per mettere fuori gioco l’amianto non erano infatti soddisfacenti. Le discariche non risolvevano per esempio il problema, ma lo tramandavano se mai ad altre generazioni. Procedimenti termici basati sulla capacità di inertizzare l’amianto a temperature elevate (il crisotilo, detto amianto bianco , tende a denaturarsi a 500-600 °C e a cristallizzarsi in forsterite a 820 °C) sono costosi, liberano gas inquinanti e sono applicabili all’estero, per esempio in Germania, perché nel nostro Paese non esistono forni che raggiungono così alte temperature. Allo stesso modo i procedimenti fisici presentano diversi svantaggi: presuppongono l’uso di numerosi reagenti, quali acido fosforico, solforico, formico od ossalico, e producono scorie difficili da gestire.
Manuela Campanelli 19 novembre 2012 (modifica il 20 novembre 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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