La situazione sul «the Po valley» finisce nei tg internazionali. Continua a scorrere secco, il Po, aspettando una pioggia che ancora non si preannuncia . Resta debole, parafrasando le parole che il professore di Dinamica costiera dell’Università di Ferrara, Paolo Ciavola, ha lasciato appena pochi giorni fa alla Bbc; resta senza l’energia per riuscire a respingere la forza del mare in risalita dal Delta. E allora le acque salate continuano a mangiarsi tratti di fiume, via via su per 30 chilometri. L’ultimo bollettino emesso dall’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico del fiume Po l’11 luglio ha confermato una stima piuttosto «stazionaria» rispetto alle ultime settimane, con l’Adriatico a lasciarsi dietro e accanto a sé colture assetate e lo stop alla navigazione in diversi punti. Nel frattempo, appunto, ad occuparsi del più lungo e malconcio fiume italiano è anche la stampa estera , che organizza reportage fra residenti e campagne secche.
Non è cambiata troppo nemmeno la situazione delle portate nei vari punti di rilevazione, per quanto gli indici siano ancora inferiori a quello della portata di magra ordinaria. In questo dato, legato a doppio filo con una parziale ripresa di quei laghi serbatoio dell’approvvigionamento del Grande Fiume che sono in primis il Garda e il Maggiore, si può scorgere forse l’unico dato positivo in un calvario ai danni dell’agricoltura e della biodiversità. L’invito dell’Autorità distrettuale è comunque quello di continuare con il rispetto delle norme più stringenti già annunciate, come la riduzione del 20% dei prelievi irrigui a livello distrettuale.
La stabilizzazione del livello del Po all’altezza di Pontelagoscuro, nel Ferrarese, sta al momento permettendo anche il proseguimento dell’attività del suo impianto di potabilizzazione a gestione Hera: la conferma è arrivata ieri, giovedì 14, dal sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, che ha appunto visitato il complesso di trattamento delle acque superficiali e il campo pozzi per il prelievo di acqua nella golena del fiume Po. «Il livello del fiume, dopo essere calato drasticamente nei mesi scorsi, da qualche settimana si è assestato, sebbene su livelli ben più bassi della media stagionale, e l’impianto Hera di Pontelagoscuro riesce ancora a pescare acqua con le quattro pompe fisse presenti sul pontile dell’impianto, a regime e in condizioni ordinarie – si può leggere nella nota diffusa dall’amministrazione comunale –. Se il livello del fiume dovesse abbassarsi oltre i -7,60 metri, potrebbe rendersi invece necessario l’utilizzo di pompe allestite su chiatte galleggianti, che Hera ha provveduto a collocare a scopo cautelativo. A garantire l’approvvigionamento idrico ci sono inoltre i pozzi golenali (posti sulle rive), che attingono acqua direttamente dalle falde sotterranee.
A rassicurare l’utenza, in questo periodo di generale scarsità di risorsa idrica, c’è anche la vasta capacità di stoccaggio delle enormi vasche di potabilizzazione presenti nel complesso gestito da Hera: un “bacino di lagunaggio” (questo il suo nome tecnico) che si sviluppa su una superficie grande come dieci campi da calcio, è capace di raccogliere il quantitativo sufficiente a garantire l’approvvigionamento idrico per l’intera popolazione servita dal Gruppo nella provincia di Ferrara, vale a dire circa 250 mila persone, per tre giorni». I Comuni serviti dall’impianto, infatti, sono quelli di Ferrara, Argenta, Masi Torello, Mirabello, Poggio Renatico, Porto Maggiore, Sant’Agostino, Vigarano Mainarda, Voghiera, Cento (in parte, come si può leggere sul portale Hera). Tuttavia l’estensione dello stato di emergenza ad altre quattro regioni (Lazio, Umbria, Toscana e Liguria che vanno ad aggiungersi a Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia) rende ancor più concreto l’allarme di Coldiretti, che già alla vigilia dell’ufficialità ha sottolineato il rischio di vedere in crisi oltre il 40% delle aziende agricole nazionali e di calcolare danni destinati a superare i già stimati tre miliardi di euro.
«In Italia – ha aggiunto Coldiretti – si registrano già cali del 45% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle, del 30% per il frumento duro per la pasta, di oltre un quinto delle produzione di frumento tenero, del 30% del riso, meno 15% frutta ustionata da temperature di 40 gradi, meno 20% cozze e vongole uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po, dove si allargano le zone di “acqua morta”, assalti di insetti e cavallette con decine di migliaia di ettari devastati». Soffre dunque il Po, ma soffrono anche i laghi e i fiumi del resto d’Italia. E soffrono anche altri Paesi d’Europa, come Spagna, Francia e Germania. La mappa del continente si sta colorando sempre più di rosso e arancione, colori dell’allerta, come quella del bollettino diffuso il 14 luglio dall’Osservatorio dell’Associazione nazionale consorzi gestione e tutela territorio e acque irrigue (Anbi). È quanto emerso dalla loro analisi dei dati dell’European Drought Observatory che, tra le altre cose, ha anche messo in luce la situazione del fiume Secchia: la sua portata è «praticamente azzerata, così come quella di altri fiumi minori».
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